Architetto italiano. Ancora giovanissimo iniziò l'attività di
incisore seguendo la tradizione familiare. Si trasferì quindi a Roma
dove, come la maggior parte degli architetti del tempo, si occupò di
scenografia e di architettura teatrale e, successivamente, divenne allievo di
Carlo Fontana. Sviluppatosi a contatto con il Barocco romano, il suo stile,
soprattutto nelle prime opere, risulta chiaramente influenzato dalle ricerche
dinamico-luministiche di Borromini quanto di quelle geometrico-lineariste di
Guarini. Ma fin dall'inizio questi spunti vengono reinterpretati in funzione di
una spazialità che tende alla dissoluzione, ad un mutevole effetto
prospettico anziché alla definizione di uno spazio dinamico ma
perfettamente individuabile. Di Guarini oltre che la tendenza allo slancio
verticale delle costruzioni,
J. ereditò l'attenzione al problema
tecnico, la tendenza a studiare nuovi sistemi costruttivi. Di provenienza
francese l'elaborato sistema decorativo, che peraltro contribuisce a muovere le
superfici in morbidi effetti chiaroscurali, di un pittoricismo del tutto
originale. L'equilibrata divisione degli spazi, di impostazione classica,
contiene il complesso movimento delle linee e delle strutture. Dopo avere
lavorato a Roma per il cardinale Ottoboni come architetto-scenografo, fu
nominato architetto di corte da Vittorio Amedeo II di Savoia e divenne
così l'esponente principale dell'architettura settecentesca piemontese.
Tra il 1717 e il 1718 realizzò la facciata della chiesa di Santa Cristina
a Torino, nella quale l'accentuato verticalismo dei due ordini di colonne,
prolungate dai pinnacoli di ispirazione francese, sottolineano
contemporaneamente l'articolarsi della curva della superficie. Dello stesso
periodo sono i quartieri militari di porta Susa, il castello di Rivoli e
l'inizio dei lavori per la basilica di Superga. Tra il 1719 e il 1720
soggiornò in Portogallo dove progettò la cattedrale, la canonica e
il patriarcato di Lisbona. Rientrato a Torino, attese alla decorazione della
Venaria e del palazzo Madama, stilisticamente più vicina ai modi
classicisti, non propri di
J. Di concezione molto più originale
sono i due scaloni per palazzo Madama e per il Palazzo Reale: interessante
particolarmente il secondo (Scala delle forbici), a tre rampe, sia per l'ardita
concezione strutturale che per l'effetto scenografico raggiunto. Opera di
notevole rilievo è la Palazzina di caccia di Stupinigi: concepita come un
articolato concatenarsi di corpi di fabbrica, sviluppantesi radialmente dalla
costruzione centrale, che "disegnano" lo spazio interno dei giardini alla
francese, tutta la costruzione è a sua volta racchiusa dentro uno spazio
geometrico chiuso. Dal 1725 compì frequenti viaggi a Roma (nel 1732
disegnò un progetto per la sagrestia di San Pietro). Nel frattempo
seguiva i lavori della basilica di Superga. Al corpo cilindrico centrale, con
cupola su tamburo a colonne accoppiate, si innestano un pronao, che rievoca modi
classico-rinascimentali, ed un corpo-basilicale, risolto più felicemente
per il ritmo equilibrato dei pieni e del vuoti tipico del gusto pittorico
dell'architetto. Interessanti i due campanili laterali, di ispirazione
borrominiana, che attenuano la pesantezza della parte anteriore della
costruzione. La basilica venne terminata nel 1737. Nel 1735
J. venne
chiamato a Madrid per progettarvi il Palazzo Reale (condotto a termine da un suo
allievo, G.B. Sacchetti), la Granja e il Castello di Aranjuez (Messina 1678 -
Madrid 1736).